Daniela Bartoli

Quando la scomodità genera il cambiamento

Daniela Bartoli

Daniela Bartoli

Aprile 1, 2023

Ognuno di noi sente di avere delle aree della propria esistenza che vorrebbe cambiare. Talvolta perché fonte di disagio e confusione, altre volte perché si manifestano veri e propri sintomi, come ansia, depressione, condotte compulsive e pensieri ossessivi, che disturbano la vita quotidiana rendendola un vero inferno.

La psicoterapia aiuta a cambiare il modo di pensare dell’individuo, intervenendo così sulla qualità della vita e attivando un vero e proprio processo di remissione dei sintomi. 

Studi recenti di neuroscienze attestano questo grande potere della psicoterapia, rilevando una relazione diretta tra neurogenesi e psicoterapia. In altre parole, la scienza ha messo in evidenza il ruolo essenziale che il linguaggio e il dialogo svolgono nel processo di consolidamento e trasmissione dei ricordi, nell’attribuzione di significati agli eventi e nell’elaborazione delle situazioni più traumatiche, giungendo a modificare l’architettura della rete neurale e quindi generando vere e proprie modificazioni fenotipiche. La relazione terapeutica con il proprio psicologo attiva quindi un processo di apprendimento e cambiamento collegato al concetto di plasticità neuronale. L’ambiente empatico ed accogliente che lo psicologo sa attivare, la ridefinizione e rielaborazione degli eventi e le tecniche che vengono utilizzate nel setting, generano un’interazione ambiente-cervello. Si può avviare quindi un processo inverso rispetto a quello che determina la disfunzione. Infatti, se è vero che eventi significativi e traumatici possono contribuire a creare disagio clinicamente significativo, allo stesso modo una relazione costituita appositamente per favorire positività ed accoglienza può contribuire a creare benessere e salute mentale.

Per innescare questo processo è necessario accettare il presupposto che ci si dovrà sentire un po’ “scomodi”. E’ infatti irrealistico pensare di cambiare…. senza cambiare niente! Tuttavia questa richiesta paradossale, in modo più o meno implicito, è quella che ogni paziente fa al suo terapeuta: “Cambiami, ma senza cambiare niente”. Certo il processo di evoluzione personale può essere molto scomodo e angosciante, ognuno di noi crea la propria zona di comfort nelle sue abitudini quotidiane, per quanto disfunzionali esse siano. Modificare questa condizione nota, nella quale ognuno di noi si muove conoscendo ogni singola sfumatura, significa affrontare l’ignoto e la paura che l’ignoto reca insita in sé.

Per questo motivo il cambiamento in psicoterapia ha bisogno di tempo. Ogni processo è fatto da tante azioni, non è come spingere un pulsante, ma come un allenamento progressivo dove si sperimentano, seduta dopo seduta, nel micromondo del setting, i cambiamenti che verranno poi portati nel macromondo della vita quotidiana. 

E’ questo che genera l’apprendimento di nuove strategie. 

E’ questo che ci rende diversi e ci fa sentire meglio.

Altri Articoli